LE DONNE HANNO IL DIRITTO DI INVECCHIARE E ANCHE DI AMMALARSI

Bologna, 10 settembre 2024

LE DONNE HANNO IL DIRITTO DI INVECCHIARE E ANCHE DI AMMALARSI

Il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna sul femminicidio di Piera Ebe Bertini

Nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre, a Ravenna, è stata uccisa Piera Ebe Bertini. È stata uccisa dal marito, che ha poi chiamato le forze dell’ordine per costituirsi. Il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna esprime vicinanza ai familiari ed a tutte le persone colpite da questa violenza. 

Sono passati meno di 4 mesi dal femminicidio di Silvana Bigatti e di Eleonora Moruzzi prima di lei e purtroppo, riscontriamo gli stessi problemi nella narrazione di queste morti per mano maschile. La parola femminicidio, che è, finalmente, entrata a far parte del linguaggio comune, quando la donna uccisa, dal partner o dall’ex partner, è giovane ed in salute, sembra non essere considerata per le donne malate o di età superiore ai 70 anni.

Piera Ebe Bertini aveva 77 anni e soffriva di Alzheimer. Nessuna di queste è una condizione mortale od una colpa, eppure troppo spesso essere una donna anziana e/o malata, in Italia, porta a morti brutali e assassinii. Il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna ribadisce che questa tipologia di delitti non ha niente a che fare con la pietà o l’eutanasia e tutto a che fare con la violenza contro le donne. Perché a decidere il fine vita non sono le donne, ma gli uomini, che si arrogano il diritto di uccidere.

Questa tipologia di femminicidi è il prodotto di una definizione sociale dei ruoli entro la famiglia, che ancora sostiene aspettative di accudimento in carico alle sole donne. La sovversione della responsabilità di cura, all’interno della famiglia o della coppia, è qualcosa di fronte al quale l’uomo si trova impreparato e reagisce spesso come se fosse egli stesso il soggetto leso. Così succede che una donna anziana e malata vada incontro all’abbandono o, in casi estremi, al femminicidio: l’eliminazione fisica di colei che non risponde più al ruolo attribuitole da una società patriarcale.

Enzo Giardi, il marito – e femminicida reo confesso – di Piera Ebe Bertini, ha 78 anni. Non si tratta di un mostro, ma del prodotto della società in cui viviamo. Quanti uomini della sua età hanno imparato a prendersi cura, quantomeno di sé stessi, se non della loro compagna o figli? Quanti sanno cucinare un pasto, rifare un letto o fare una lavatrice? Quanti sanno prendersi cura di una persona malata, prendere gli appuntamenti dal medico o fare un’iniezione? 

C’è bisogno che nelle scuole e nelle famiglie si insegni che la cura è una responsabilità anche degli uomini. Serve anche una politica di welfare, che non lasci sole le famiglie con persone malate croniche e anziane. 

Mentre ci impegniamo per costruire una società più giusta, i Centri del Coordinamento offrono accoglienza e supporto alle donne che desiderano intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Ricordiamo che a Ravenna c’è il nostro Centro associato Linea Rosa Odv, che da oltre 30 anni aiuta le donne a liberarsi da situazioni di violenza. È possibile rivolgersi al Centro chiamando il numero 0544 216316. È possibile chiamare anche solo per chiedere informazioni. Rivolgersi a un centro antiviolenza non comporta nessun obbligo di denuncia, e tutte le azioni del percorso di fuoriuscita dalla violenza sono guidate dalla donna.

Referente per la stampa:

Cristina Magnani Presidente del Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia Romagna

Alessandra Bagnara Presidente Linea Rosa Ravenna 

VOGLIAMO AUTODETERMINARCI SENZA RISCHIARE LA VITA

Bologna, 11 luglio 2024
 

VOGLIAMO AUTODETERMINARCI SENZA RISCHIARE LA VITA

Il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna sul femminicidio di Lorena Vizzosi

Un’altra donna è stata uccisa. Quante ancora dovremo contarne?  Lorena Vezzosi viveva nella nostra regione, a Santarcangelo di Romagna. È stata trovata morta nel cremonese, dentro l’auto, condotta dall’ex marito dentro il Po. Dai media apprendiamo che le indagini in corso avrebbero rivelato che Lorena era già morta, accoltellata dal marito, dal quale si era separata. Un’altra donna muore perché ha scelto per sé. Il patriarcato non tollera disubbidienza e non fa sconti.

Non dateci l’ennesimo pacchetto di norme emergenziali, come se la violenza fosse un fatto straordinario, che aumentano le pene della custodia carceraria ma non tengono in nessuna considerazione la direzione indicata dai centri antiviolenza sul rispetto dei diritti umani delle donne, e sullo stanziamento di risorse finanziarie a supporto di politiche serie e continuative di prevenzione dei femminicidi e della violenza.  Ci serve educazione capillare al rispetto della libertà delle donne sia nelle relazioni di intimità che in ogni altra relazione privata o sociale, in ogni ambito scolastico, lavorativo, domestico, con ottica democratica e antidiscriminatoria. 

Ma quale rispetto può essere insegnato e quale esempio può essere dato se è lo Stato stesso a volere limitare le scelte e l’autodeterminazione delle donne, di fronte alla maternità, alla famiglia?  Non vogliamo un’altra riforma, vogliamo libertà, dignità.  Vogliamo scegliere per noi stesse, vogliamo autodeterminarci senza rischiare la vita. 

Referente per la stampa:

Cristina Magnani Presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia Romagna

Dati

I dati sulle donne accolte da 15 centri antiviolenza della nostra Regione sono raccolti dal Gruppo Osservatorio del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. more “Dati”