Bologna, 19 ottobre 2023
IL PARADOSSO DELLA DISCRIMINAZIONE: LA REGIONE SI IMPEGNI A RICONOSCERE LA SPECIFICITÀ DEI CENTRI FEMMINISTI
Il Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna si esprime in sostegno delle realtà femministe sotto attacco
Il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ha appreso la notizia che alcune realtà associative femministe della Regione sono state raggiunte da una lettera dell’Ufficio regionale Runts con richiesta di modifica/integrazione del proprio Statuto in conformità ai principi antidiscriminatori del Decreto Lgs n. 117/2017 e successivi decreti attuativi e circolari ministeriali, pena la perdita dell’iscrizione e l’estromissione dal Registro unico nazionale terzo settore, Runts.
Si tratta di UDI Ravenna, Udi Modena e UDI Ferrara, ma altre potrebbero aggiungersi alla lista. Alle Associazioni viene chiesto in sostanza di modificare il proprio statuto prevedendo che possano iscriversi sia donne che uomini.
Il Coordinamento tiene a ribadire che le Associazioni femministe, sia le proprie associate che quelle che operano sul territorio regionale senza far parte del Coordinamento, promuovono l’affiliazione esclusivamente femminile in ossequio a precisi percorsi storici e obiettivi culturali e politici, per i quali l’associazionismo femminista separatista è posto come elemento identitario alla base di ogni agire politico e sociale in ossequio a modalità condivise, fini statutari, sul solco indicato dalla differenza di genere come metodo di relazione e interazione tra donne, per la salvaguardia dei diritti di cittadinanza e come elemento antidiscriminatorio per superare quelle posizioni di svantaggio che da tempo remoto vengono tramandate dal potere patriarcale e perpetrate nei confronti delle donne a molti livelli.
Il Coordinamento ribadisce ancora che non è accettabile la presa di posizione che tende a cancellare la realtà identitaria delle Associazioni femministe motivandola come perseguimento di obiettivi antidiscriminatori e di inclusione: sono le stesse associazioni femministe che attuano politiche e strumenti contro le discriminazioni e la violenza maschile sulle donne e operano positivamente e quotidianamente sul territorio regionale con attività di promozione sociale culturale volte a colmare le disparità e le disuguaglianze ancora persistenti nelle relazioni di intimità, nella società, nell’ambiente di lavoro, nella gestione della cosa pubblica, e ad ogni altro livello, impegnandosi a favore del genere femminile, rappresentando una parte culturale e operativa necessaria a favorire l’inclusione e l’equità di genere , contro le discriminazioni poste dal patriarcato, contro la violenza istituzionale, per l’uguaglianza tra i sessi.
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna osserva che l’interpretazione dell’art. 35 co. 2 D lgs. 117/2017 data dalla regione E. R. è restrittiva e non tiene conto della specificità identitaria delle realtà associative femministe, che fondano sui principi della relazione tra donne l’imprescindibile strumento necessario per realizzare gli obiettivi e le politiche statutarie, che in fin dei conti perseguono l’uguaglianza senza distinzioni di sesso.
Si chiede pertanto che la regione ER voglia promuovere una interpretazione del citato articolo più inclusiva delle realtà associative femministe e della specificità dei loro statuti.
Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna
Referente per la stampa:
Rossella Mariuz
Vice-Presidente del Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna